Forti in scena 2010


Le cose mute

di e con Filippo Tognazzo

Un interrogativo anima lo spettacolo: cosa succede se ci accorgiamo che quel che è accaduto non ha più dimora sufficiente nelle parole, sulle cattedre, nelle biblioteche? Se ci troviamo a tendere l'orecchio agli unici testimoni che restano, le cose?

Prodotto in occasione dei 90 anni dalla fine della Prima Guerra mondiale, Le cose mute, non è uno spettacolo commemorativo e si differenzia dai precedenti lavori di Tognazzo per l'assenza di parti narrative. L'attore padovano ha infatti deciso di porre al centro del suo lavoro la profonda trasformazione delle coscienze all'inizio del XX secolo, soffermandosi sul conflitto fra tecnica artigianale e tecnologia militare e industriale e sulla paura di un nemico sconosciuto ma del quale si condivide un destino di sofferenza.

Per la stesura del copione è stato svolto un attento lavoro di ricerca condotto lungo parte del fronte della prima guerra mondiale fra Gorizia e Cortina, avvalendosi della qualificata consulenza di storici ed enti museali.

"Da dove parto, io, ignorante per raccontare la Grande Guerra?", si domanda il protagonista del monologo, Claudio Simone, professore di storia deriso dagli alunni perché "impara la storia dai libri" invece di impararla dalle cose. Per colmare questa lacuna Claudio partirà per un viaggio fra il Piave e le Dolomiti alla ricerca di tracce, di "cose mute" che sappiano raccontagli nuovamente quegli eventi. Dopo essersi perso fra boschi e crode, viene ritrovato dalla polizia mentre vaga in stato confusionale e, nel corso di un surreale interrogatorio, dalle sue parole prenderanno vita gli spettri della Grande Guerra, studenti, telegrafisti, contadini, soldati semplici, a comporre un'umanità ancora presente e viva. Rinunciando a ogni intento descrittivo, l'allestimento sceglie perciò la via della suggestione e dell'evocazione, calando lo spettatore nella confusione di un improbabile commissariato, proiezione della mente confusa del protagonista che confessa così la sua colpa: "Immaginazione, commissario, e della più fervida"

La scenografia, una sorta di scatola mentale dalle pareti in cemento, è la metafora della fantasia mutevole del protagonista, un archivio confuso di nozioni dove risuonano gli echi distorti della battaglia. Ideata da Giulio Magnetto, è stata realizzata presso il laboratorio scenografico del Teatro Sociale di Rovigo, mentre il disegno luci è di Sergio de Simone e le musiche sono curate da Tito Pavan.

Oltre allo spettacolo, nel corso della serata verranno presentati la mostra fotografica I luoghi delle cose mute, di Matteo de Santi e il fumetto La Grande Guerra: Storia di nessuno edito da Becco Giallo. Si tratta di due progetti paralleli, creati per offrire un quadro più completo sulla Prima Guerra Mondiale e sulle tracce ancora visibili rimaste sul nostro territorio. Oltre all'Assessorato alle Politiche Giovanili della Provincia di Padova, lo spettacolo ha ottenuto il sostegno della Regione del Veneto e dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Limena.